
Paolo Laera
Nel novembre del 2007, in seguito ad un incidente automobilistico ho riportato una lesione midollare che mi fa vivere in condizione di tetraplegia. Durante il ricovero in Unità Spinale sono entrato in contatto con AUS Niguarda a cui sono riconoscente per vari motivi.
Ricordo con affetto la psicologa Chiara Piroddi, che attraverso il counselling psicologico mi ha aiutato a elaborare positivamente il trauma subito. Credo sia fondamentale per una persona mielolesa intraprendere un percorso di sostegno psicoterapeutico: dato il cambiamento enorme che ci è occorso in vita, è molto importante parlare con una persona competente che possa fornirci gli strumenti utili a ritrovare un equilibrio. Una volta dimesso dall'ospedale, AUS Niguarda mi ha offerto la prima opportunità di praticare attività sportiva presso la palestra di Niguarda.
Ciò per me ha significato molto, è stata un'occasione per socializzare, mi ha dato la motivazione per uscire di casa. Facendo sport , il corpo sta meglio e così migliora anche lo stato emotivo. Penso quindi che la pratica sportiva rappresenti un volano per il benessere dell'intera persona, ancor più nel caso di persone con disabilità. In seguito poi, sempre su iniziativa di AUS Niguarda, ho partecipato a un gruppo di mutuo-aiuto.
Si è trattato di una serie di incontri a cui hanno partecipato altre persone con disabilità, con l'intenzione di confrontarsi rispetto al disagio che ognuno di noi vive e di trarne reciproco beneficio.
E' stata un'esperienza veramente ricca, in cui ho potuto apprezzare l'autenticità delle relazioni e la profondità di pensiero che è stata espressa. Ho vissuto momenti di condivisione che mi han scaldato tanto e il cui tepore mi porto dentro.
E' stata la prima volta che ho partecipato a un gruppo dove ciò che importa è unicamente latua umanità e il tuo sentire. E' stato tempo prezioso perché così denso di senso. Per me è stata l'opportunità di elaborare il concetto di disabilità.
Io non mi sento disabile: non sono una persona non abile, sono in carrozzina, non cammino, ho una lesione midollare, ho delle disabilità ma non sono una persona non abile tout cour. Tutt'altro, ci vuole tanta abilità personale per ovviare alla disabilità che ci è capitata. Ogni azione quotidiana comporta un impegno extra-ordinario: per vestirsi ci vuole maggiore abilità che da in piedi, così pure per salire in macchina, caricare la carrozzina e guidare poi..e quanta abilità serve per girare la città da seduti? La medesima attività compiuta da persona normodotata per essere portata a termine da una persona portatrice di handicap presuppone da questa stessa persona un maggior impegno sia fisico che cerebrale, insomma ci vuole più abilità!
Casomai mi sento disabile a intermittenza: il giorno che ho maggiori contrazioni, i giorni che ho un'infezione alle vie urinarie, i momenti che l'ambiente non mi permette di essere autonomo: una scalinata, un marciapiedi senza accesso, un parcheggio dove non mi è possibile lasciare la macchina e scendere con la carrozzina, insomma molte volte è l'ambiente che mi circonda che mi fa sentire non abile. Per questo essere chiamato disabile oramai m'innervosisce, ai miei occhi suona come un disconoscimento dell'enorme impegno che giorno per giorno ci è richiesto.
A concludere credo sia importante insistere su una corretta comunicazione: non siamo disabili, siamo Persone con disabilità (e tanta tanta abilità).
Grazie a un tirocinio patrocinato dal comune di Milano, tempo fa ho prestato servizio ad AUS Niguarda tre giorni a settimana. Sono contento che il mio contributo, seppur modesto, sia finalizzato alla buona riuscita delle attività dell'associazione e quindi, al benessere di tutti coloro che vi si rivolgono. Già ora apprezzo tanto gli scambi che ho con persone ricoverate e parenti, tali momenti vertono spesso sul reciproco sentire, e così spero nel mio piccolo di essere stato d'aiuto.