Un Manifesto per i caregiver familiari
02.09.2020

Il Manifesto del
caregiver familiare realizzato dall'Associazione piemontese GILO
CARE, reso pubblico oltre due anni fa (marzo 2018), ma rimasto
da allora sostanzialmente lettera morta, conserva tutta la propria attualità,
specie pensando al fatto che resta sempre da approvare la più volte
invocata legge sui caregiver, ovvero su coloro che si prendono cura
quotidianamente di persone non autosufficienti a causa di gravi disabilità.
Riportiamo brevemente i contenuti di quel Manifesto, diviso in tredici punti, e
sottoscritto, per conto dell'Associazione GILO CARE, da Lorenzo Cuffini e Gianandrea
Mossetto.
Manifesto del
caregiver familiare
1) Siamo donne e uomini,
cittadini italiani di ogni età, che si occupano, per libera scelta o per
necessità, di persone loro care non autosufficienti a qualunque titolo. Siamo
quelli che vengono chiamati "caregiver familiari".
2) Caregiver, perché un termine italiano
non esiste: l'unico testo di legge che ci
menziona esplicitamente [Legge 205/17, comma 255, N.d.R.] si
riferisce a noi in questo modo: «[...] si
definisce caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura del
coniuge, dell'altra parte dell'unione civile tra persone dello stesso sesso o
del convivente di fatto [...], di un familiare
o di un affine entro il secondo grado, ovvero, nei soli casi indicati
dall'articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di un familiare
entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche
croniche o degenerative non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di
sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e
continua di lunga durata ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5
febbraio 1992, n. 104, o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi
della legge 11 febbraio 1980, n. 18».
3) Siamo orgogliosi e consapevoli dell'unicità e
dell'originalità di ciascuna delle nostre situazioni, e non sentiamo il bisogno
ideologico di riconoscerci a tutti i costi in una definizione prestabilita. Ma
rivendichiamo che nella definizione giuridica che ci riguarda sia attestata e
riconosciuta la dimensione pubblica e sociale del ruolo che
svolgiamo, ciascuno all'interno del proprio contesto. Talmente
evidente che, in caso di nostra rinuncia o scomparsa, del medesimo ruolo è
immediatamente chiamato a farsi carico il sistema pubblico.
4) Il riconoscimento nel diritto del nostro ruolo sociale e
collettivo è il primo indispensabile passo perché la dignità del caregiver sia
affermata e tutelata in ogni sede.
5) Già oggi il caregiver familiare è chiamato, nella gestione
quotidiana di una situazione di non autosufficienza cronica della persona di
cui si prende cura, a svolgere attività di: assistenza alla persona; assistenza
sanitaria, infermieristica, fisioterapica; sostegno psicologico; attività burocratiche,
fiscali e previdenziali varie.
Inoltre è chiamato a fungere da cerniera tra la persona non autosufficiente e
le strutture sanitarie e sociali. Il tutto a tempo indefinito.
6) Con l'affermarsi degli orientamenti sempre più marcati verso
l'assistenza domiciliare, è chiaro che il ruolo del caregiver risulterà ancora maggiormente determinante, fino a
diventare insostituibile per il funzionamento della complessa rete di rapporti
di cura, di terapie e di assistenza costruito intorno alla persona presa in
carico dal sistema, ma mantenuta in casa.
7) Noi non abbiamo timore di questa crescente
responsabilizzazione di fatto, né dei volumi di lavoro e di stress aggiuntivi
che ne potranno derivare, ma esigiamo che entrambe le cose (responsabilità e lavoro) vengano riconosciute ufficialmente e valorizzate da tutti
i soggetti coinvolti e dal sistema nel suo complesso.
8) Richiediamo con forza che la nostra non sia considerata come
una "posizione di fragilità" su cui chinarsi con un intervento di sostegno
aleatorio, quanto come una posizione di lavoro effettivo,
svolto a vantaggio dell'assisitito e contemporaneamente della collettività, a
cui sottraiamo un problema e una fonte di costi estremamente rilevante.
9) La nostra attività, dunque, non va "sostenuta" con il
capitolo dei sussidi alle fasce deboli, ma va riconosciuta contrattualmente,
regolarizzata, normata e retribuita come qualsiasi altra
attività lavorativa. Ad essa vanno riconosciuti i diritti base di tutti gli
altri lavoratori: retribuzione, contribuzione, normativa previdenziale e
antinfortunistica. Con l'avvertenza che si tratta di lavoro usurante, e con gli opportuni accorgimenti da
intraprendersi a tutela della specifica situazione.
10) Rivendichiamo che le somme versate a tale titolo, come
accade per ogni altra voce retributiva, siano completamente svincolate da forme
di verifica sul livello del patrimonio esistente; non è che un qualsiasi altro
lavoratore venga retribuito solo se entro
certe fasce dell'indice ISEE.
Parimenti, la nostra attività va retribuita in quanto tale, senza essere
soggetta ad alcun vincolo patrimoniale e/o reddituale. Cosa che lede i diritti
costituzionali di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e del lavoro
come principio fondante della Repubblica.
11) Vogliamo essere parte in causa nella
riorganizzazione dei servizi di assistenza sanitaria e sociale del sistema.
Non può esistere né funzionare alcuna rete di domiciliarità, se si prescinde
dal caregiver. Offriamo la nostra disponibilità a portare la nostra esperienza
insostituibile nella gestione quotidiana domestica della persona con non
autosufficienza cronica agli altri soggetti coinvolti: medici, infermieri,
fisioterapisti, psicologi. Offriamo la nostra disponibilità a fungere da
coordinatori tra il settore del Volontariato e quello delle Istituzioni, troppo
spesso frammentati e andanti ciascuno per suo conto.
12) Ci offriamo di essere promotori di una campagna di sensibilizzazione culturale tra la
popolazione, gli enti, le strutture sanitarie, sociali e politiche, perché la
mentalità cambi e si possa pian piano affermare una cultura nuova della
assistenza familiare.
Ci diciamo disposti da subito a collaborare con tutti e a formarci laddove
dovremmo essere formati " professionalmente" al nostro compito.
13) Riassumendo chiediamo con vigore:
° Riconoscimento legale.
° Retribuzione lavorativa e diritti connessi.
° Rappresentatività in ogni sede programmatica, decisionale e operativa.
Fonte: SUPERANDO.IT del 26/08/2020