IPOTESI DI PEI: IL PARERE DI E. CHIOCCA
10.12.2020

Nei giorni scorsi, con il supporto di E. Chiocca,
Presidente del Coordinamento
Italiano Insegnanti di Sostegno (CIIS), sono stati affrontati diversi dubbi sulla documentazione
prevista dalle più recenti norme sull'inclusione e non ancora in
vigore a causa della mancanza degli attesi decreti attuativi di riferimento.Molto interesse ha destato negli ultimi mesi soprattutto il nuovo modello
di Piano Educativo Individualizzato (PEI), del quale sono state diffuse
le bozze e che, in forma provvisoria, viene variamente sperimentato in non
pochi contesti. Il CIIS ha predisposto una proposta di modello che differisce
in maniera significativa dalla bozza ministeriale. E. Chiocca, che
ringraziamo, ci ha illustrato gli aspetti più significativi del modello del
CIIS.
Come valuta le bozze sul "nuovo" PEI?
In cosa differisce il modello del CIIS?
Il modello di PEI proposto dal CIIS vuol essere uno strumento
agile, utile per i docenti, impegnati nel percorso formativo, significativo
per le famiglie, che partecipano alla sua stesura. Questo modello,proposto
anche dalla Raffaello (Chiocca
E., L'inclusione a scuola. Vademecum sulle didattiche inclusive), cerca
di abbracciare lo spirito che sottende al classificatore ICF, adottandone
l'impostazione culturale. Punta cioè su un'analisi del contesto e sull'influenza
dei fattori contestuali (personali e ambientali) in relazione alla persona stessa e
alle azioni richieste, individuando i facilitatori e gli ostacoli:
conoscere questi dati consente di orientarsi con sicurezza e in modo mirato. Il
tutto inserito nel profilo iniziale dell'alunno, di cui si
analizzano e si evidenziano le capacità, le potenzialità,
le attitudini, gli interessi e le modalità
di interazione, come pure le dinamiche relazionali, con i coetanei, gli
adulti, mettendo in luce "come" l'alunnovive nel contesto scolasticoe
quali sono le influenze che esso esercita su di lui. Questo passaggio, a mio
avviso, è determinante per progettare il percorso scolastico con consapevolezza
e con puntualità. Le Indicazioni Nazionali per la scuola del primo ciclo di
istruzione e i Piani di Studio per il secondo ciclo costituiscono il
riferimento per la definizione degli obiettivi da conseguirsi nell'anno
scolastico. È un modello, quello proposto dal CIIS, che tiene in considerazione
più elementi, senza trascurare il ruolo della scuola e l'importanza di
garantire, in un contesto "aperto", ovvero nelle classi comuni (art.
12, co 2 L.
104/92),lo sviluppo delle potenzialità dell'alunno con disabilità
negli apprendimenti, nella socializzazione, nella relazione,
nella comunicazione. Alla base della progettualità vi sono condivisione,
corresponsabilità e collaborazione fra la famiglia, gli insegnanti
della classe, gli specialisti e le altre eventuali figure fondamentali per
garantire il diritto all'educazione e all'istruzione dell'alunno con
disabilità. Una visione di scuola accogliente, aperta a tutti, dove l'alunno cresce,
apprende e ha quale riferimento tutto il consiglio di classe, i compagni, e la
sua famiglia, la comunità scolastica.La bozza di PEI del Ministero, non ancora operativa in quanto
trattasi, per l'appunto, di un modello in "bozza", propone una visione di
scuola completamente diversa. Dal punto di vista dell'utilizzo, il modello
appare appesantito da una serie di voci riprese integralmente dal Profilo
dinamico funzionale, all'uopo forzatamente inserito, con l'intento
prioritario di individuare in queste voci gli obiettivi, trascurando quelli
propri del percorso scolastico (e questo indipendentemente dalle capacità del
singolo alunno). Credo che questo sia il primo segnale di una scuola che sta
abbandonando i remi in barca, accontentandosi di stare a galla, senza sapere
dove stia andando. Incurante di quanto può accadere. E la conferma la si trova
nella scelta del curricolo, distratto persino nell'indicare voci
fondamentali come, per esempio, gli ausili e/o i sussidi e,
soprattutto, la declinazione degli obiettivi disciplinari, comprensivi di "modalità
di verifica e di criteri di valutazione". Il nuovo modello sembra più
preoccupato di far passare il messaggio che dell'alunno con disabilità si
occupano quasi esclusivamente l'insegnante di sostegno e l'assistente ad
personam. Gli insegnanti del Team docente o del Consiglio di classe
sono i grandi assenti, citati forse in uno o due passaggi, per ricordare, a
parole, che ci sono, ma poi trascurati nel resto del documento. L'alunno con
disabilità diviene destinatario di interventi da parte di chiunque operi nella
scuola, sia in interventi individuali che di laboratorio. E tremo a pensare
che, nelle nostre scuole, in genere i laboratori sono scambiati per "luoghi
ai quali accedono solo alunni con disabilità" o "questi insieme ad alunni
scolasticamente fragili", ricostituendo, nei fatti, quelle classi abolite nel
1977.Con questo modello di PEI cambiano anche i rapporti fra la scuola e la
famiglia. Secondo l'attuale ministra, il GLO funzionerà
come un organo collegiale, ipotesi non presente nei due decreti legislativi
e, a suo tempo, rigettata in sede di audizione in Senato dalla VII Commissione.
Una tale impostazione porterà a escludere i genitori dal processo decisionale a
favore del figlio; in caso di dissenso su una proposta avanzata dalla famiglia
o dalla scuola, prevarrà sempre la maggioranza, impedendo alla famiglia di
poter indicare le sue decisioni o le sue scelte, sotto qualsiasi profilo, anche
dal punto di vista educativo: sarà infatti la votazione a decidere e i
genitori, numericamente in minoranza, non avranno più alcuna voce in capitolo.
Ciò determinerà conflitti e contrasti, magari obbligando le famiglie a
ricorrere nuovamente presso i Tribunali per far valere i diritti del figlio. Il
PEI, cambia quindi la sua natura, divenendo anziché uno strumento pedagogico
un mero atto amministrativo, finalizzato a indicare le risorse. E
anche per quanto riguarda le risorse si assiste a un cambiamento mai
ipotizzato. L'indicazione delle ore è basata su un modello standard,
predefinito, e non sulla base delle reali necessità, che sappiamo essere
differenti per ciascuno. Viene meno l'attenzione al singolo alunno, ai suoi
diritti, al suo percorso formativo, e si dà spazio, invece, a forme in totale
controtendenza, più affini a logiche di risparmio della spesa pubblica.Vi sono molti altri aspetti del nuovo modello che stridono con una scuola che
voglia dirsi e farsi inclusiva, anche allorquando delinea l'impossibilità di
apprendere dell'alunno, come riferisce la bozza delle Linee guida correlate al
modello di PEI, tanto da escluderlo dal processo formativo con il dispositivo
dell'esonero. E che dire poi della riduzione dell'orario di frequenza? Tutte
quelle cattive prassi, da anni stigmatizzate, trovano ospitalità in una bozza
che andrà a ridisegnare il progetto inclusivo faticosamente costruito in questi
anni.Si va verso una scuola che separa "chi è con disabilità" da "chi non lo è".
La chiamano inclusione, ma a mio parere essa rappresenta una delle più alte
manifestazioni di discriminazione. Discriminazione che ha trovato
legittimazione nelle proposte di un Ministero incapace di riconoscere
l'uguaglianza sostanziale, costituzionalmente definita, in parte dei suoi
alunni, colpevoli solo di presentare alla scuola "una certificazione".
"È garantito il diritto all'educazione e all'istruzione della persona handicappata nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie" (art. 12 comma 2 della legge 104/92).
Fonte: DISABILI.COM 10/12/2020